2 novembre 2007

Platone e l'Atlantide

LIBRO

Autore: Gennaro d'Amato
Titolo originale: Platone e l'Atlantide
Edizione consultata: Fratelli Melita, Genova 1988.
Edizione originale: ?, 1930?

Si tratta di una pessima ristampa di un libro che risale agli anni '30. Nessuna nota riporta la data esatta della prima edizione che però si può dedurre da alcuni riferimenti contenuti nel testo. Si citano come fatti recenti quelli avvenuti nel 1930. Inoltre l'autore invoca il capo del governo, S.E. Benito Mussolini, a favorire ricerche archeologiche nelle isole atlantiche.
La prima parte del libro è abbastanza interessante perché ricostruisce l'opinione che si ebbe di Atlantide in diverse epoche. Inoltre cita quella che lui stesso chiama la «tesi iperborea» secondo la quale un'antica civiltà si è sviluppata nelle regioni artiche. Ma da pag. 53 comincia una sequela di elucubrazioni pseudoetimologiche incoerenti e un'accozzaglia di comparazioni forzate per dimostrare che le diverse tradizioni del mondo discendono tutte da quella atlantidea. Questa mole di dati malamente collegati risulta incoerente e assolutamente intollerabile.
Qui si trova, fra le altre cose, l'idea che l'alfabeto abbia un'origine più antica di quella comunemente accettata, e che tutte le scritture del mondo derivino da un'unica matrice grafica (cifrario) costituito da un quadrato diviso da due diagonali. L'autore approfondisce questa idea dedicandogli un intero libro dal titolo «L'alfabeto sacro di Adamo AUM».
In definitiva, un esempio di come certi autori, superficiali ed incoerenti, con un uso disinvolto del sincretismo e dell'etimologia, possano screditare l'idea di Tradizione Primordiale.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Il riferimento alla "tradizione primordiale" sa di guenonata.
Ahi ahi ahi. Qui si riciclano ideuzze che si vogliono combattere.
A me Guénon fa ridere. Carattere impossibile, il che fa capire che "santo" iniziato fosse, era un personaggio veramente incredibile. Ha creato un mondo di pseudomiti allucinante. Secondo lui la reincarnazione é estranea all' induismo e farebbe parte delle invenzioni dei "socialisti utopisti". I mandei sarebbero l' "esteriorizzazione" dell' Agartha. Dante sarebbe stato amico degli islamici (quando mette Maometto all' inferno e in che situazione !).
Rabelais sarebbe stato un membro di corporazioni filocattoliche (quando detestava i preti).
La morale sarebbe un segno di degenerazione spirituale (!).
Ossendowsky e l' autore di Missione dell' India sarebbero autori seri e pure la Lettera del Prete Gianni (che sarebbe la storpiatura di "khan" !) sarebbe da prendersi sul serio.
Il sacro cuore sarebbe il simbolo del "sé".
Sembra l' immaginazione al potere di sessantottesca memoria.
Si potrebbe continuare con un lungo elenco delle bestialità del "grande" esoterista francese. Ma non mi sembra il caso.
Tu prendi sul serio la scienza: lo sai cosa pensa Eco di Guénon ?
Tra lo Studio Bastet e l' autore del "meraviglioso" Re del mondo non c' é un abisso...
Lui stesso ammette di essere stato membro di varie sette occultiste da quattro soldi. Il fatto di essere stato massone (la massoneria é un bell' esempio di "controiniziazione" che non prende affatto le distanze da tutto l' occultismo cretino che vuol criticare e che fa riferimento a Lucifero come ad un portatore di illuminazione) poi non migliora la sua posizione.

Anonimo ha detto...

Lo so cosa pensa Eco di Guénon... Ne ha parlato malissimo in vari libri e gli ha dedicato un capitolo intitolato "Nave e deriva dei folli" nei "Limiti dell'interpretazione".

Ma sai cosa penso di Eco? Grande erudito, ma molto limitato. Per lui tutto l'esoterismo è un castello di carte creato dall'immaginazione degli uomini, una falsità che però condiziona i comportamenti e determina effetti reali.

Ma Eco è un razionalista ateo progressista. Non può andare d'accordo con Guénon che ha fondato il suo insegnamento sul primato dell'intelletto sulla ragione, sulla realizzazione spirituale e sulla restaurazione della tradizione.

Certo Guénon spesso non è facilmente comprensibile. Ma sulla reincarnazione, così come è percepita in occidente, ha ragione. Si tratta di un'idea aliena alla vera metafisica orientale.
Dell'amicizia di Dante con i musulmani non ne ho memoria. Guénon parla di elementi comuni della Divina Commedia con opere islamiche. Anche Rabelais mi è sfuggito.
Sul sacro cuore concordo con l'interpretazione di Guénon: il Cristianesimo contiene a livello simbolico molti elementi delle dottrine orientali.
Sul re del mondo c'è forse un fraintendimento. Non ho mai pensato che Guénon intendesse un luogo reale, ma piuttosto un luogo simbolico.

Quanto alle traversie biografiche che Guénon può aver traversato, lui stesso precisò che avevano un carattere puramente accidentale.

Un altro esempio di autore discutibile sul piano biografico è Antoine Fabre d'Olivet. Un pazzoide convinto di guarire i sordi e che venerava il fantasma dell'amata. Tuttavia "La lingua ebraica restituita", a parte la "cantonata" sull'ebraico inteso come lingua egiziana (Champollion non aveva ancora tradotto il geroglifico), contiene una esposizione della fonosemantica che pone in ridicolo tutta la semiotica di Eco. Logicamente Eco pensa esattamente il contrario.