4 novembre 2007

Sciamani

LIBRO

Autore: Graham Hancok
Titolo edizione italiana: Sciamani
Edizione consultata: Corbaccio, 2006.
Edizione originale: Supernatural Meeting with Ancient Teachers of Mankind, 2005

Graham Hancok, da bravo giornalista, rispolvera le idee degli altri, le mescola e le riconfeziona ad arte per rivenderle alla massa. Come suo solito, parte da giuste osservazioni e arriva alle conseguenze sbagliate. Pertanto, si trovano alcuni dati interessanti, ma quanto alle elaborazioni di questi dati, occorre prenderle con la dovuta cautela.
Hancock riprende la teoria “neuropsicologica” dell’antropologo David Lewis-Williams, che a metà degli anni ’70, interpretò le pitture rupestri del paleolitico come rappresentazione di stati alterati della coscienza, indotti con droghe o tecniche di deprivazione sensoriale.
Di qui salta alla conclusione che lo sviluppo dell’evoluzione umana sia stato innescato a favorito proprio dall’uso di droghe naturali, in particolare quelle allucinogene, che permetterebbero all’uomo di attraversare la soglia di un mondo parallelo. Attraverso questi viaggi nell’altromondo, tipici dello sciamanesimo, l’uomo entrerebbe in contatto con esseri intelligenti che, a seconda delle epoche e del contesto storico, sono concepiti come spiriti, folletti, fantasmi, streghe o extraterrestri!
Hancok cita anche la teoria psicanalista di Carl Gustav Jung, secondo il quale gli UFo potevano derivare da una sorta di “psichismo materializzato”.
In questo vi è una certa verità. Se l’incidenza di certi cosiddetti fenomeni “paranormali” aumenta vistosamente con l’uso di sostanze tossiche, dobbiamo concludere che si tratta di fenomeni legati al mondo psicologico. Ma dire che gli stati alterati di coscienza, indotti con l’uso di droghe, sono un mezzo alla portata di tutti per la conoscenza metafisica, è una menzogna che puzza tanto di zolfo. Primo: in metafisica non esistono scorciatoie. Secondo: usare le droghe per liberare lo spirito è come voler volare infilandosi un razzo nel di dietro.
E’ evidente che Hancock confonde lo spirito (pneuma) con la psiche, la metafisica con la stregoneria, la verità con l’apparenza. Suona quindi come una tentazione diabolica l’invito a rifiutare qualsiasi autorità scientifica o religiosa e di sperimentare liberamente e facilmente le esperienze oltremondane indotte dalle droghe allucinogene: «chi di noi è stato allevato in un clima morale puritano può sempre pensare che noi non possiamo affatto meritare qualcosa di così meraviglioso e illuminante come l’esperienza religiosa senza lavorare e soffrire per raggiungerla, ma questa non è una posizione logica» (pag. 538).
L’autore, confessando di aver sperimentato direttamente le sostanze oggetto della sua ricerca, da cui si capisce il carattere delirante delle conseguenti teorie, non ci risparmia l’apologia delle civiltà precolombiane, che avrebbero raggiunto alti livelli di civiltà proprio grazie alle droghe come il peyote, il mescal, o l’ayahuasca. Che si trattava di civiltà evolute e pacifiche, represse nel sangue dai conquistadores e dalla Chiesa Cattolica. Si è dimenticato di dire che tali pacifiche civiltà praticavano il sacrificio umano e che quando entrarono in contatto con gli Europei, erano già in una fase di avanzata decadenza in cui uso di droghe e l’abuso della stregoneria ebbero sicuramente la loro parte.

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